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Chi ha paura del nuovo mondo? Risposta alla Generazione Trenta Quaranta (TQg)

In editoria on febbraio 4, 2012 at 14:15

Mentre i neutrini corrono più veloci della luce, spingendoci verso il futuro, i nuovi intellettuali volgono le spalle al progresso e si rintanano nella corazza del facile ideologismo, dando vita al manifesto della generazione trenta quaranta.
Come al solito in tempo di crisi, economica e di pensiero, torna di moda il passatismo e si respira aria di inquisizione culturale: finiremo tutti al rogo o ci salveremo?

La redazione di Volver è composta esclusivamente da figure professionali under quaranta, quindi dovremmo essere particolarmente sensibili all’argomento ma, pur cercando di aprire le nostre menti a chissà quale forma di solidarietà generazionale, non riusciamo proprio a farcelo piacere questo manifesto della TQg, che ci appare, per dirla senza mezzi termini, anacronistico e claustrofobico.

Non riusciamo a proprio a capire perché, in un’era in cui il progresso tecnologico offre alla diffusione della conoscenza opportunità impensabili fino allo scorso decennio, le soluzioni che si propongono per superare i momenti di impasse culturale siano pressoché le stesse da quarant’anni a questa parte.

Basti pensare che nell’intero documento che riguarda l’editoria proposto dalla TQg si discute di filiera produttiva, di inchiostri ecosostenibili, di carta riciclata, di concentrazioni editoriali e non si citi in nessun punto l’enorme potenziale delle pubblicazioni digitali, gli e-book, che da soli risolverebbero il problema ecologico e parte di quello legato allo strapotere dei grandi gruppi editoriali.

Si ha la sensazione che le nuove leve dell’establishment culturale italiano proprio non riescano a seguire il corso dei tempi, che avvertano, come al solito, l’irrefrenabile bisogno di arroccarsi su posizioni stantíe e conosciute, più per dare una risposta alla propria incapacità di rinnovamento, che non per offrire una vera alternativa alla crisi in atto. Così l’ideologismo diventa la risposta più facile al vuoto di idee, la panacea di tutti i mali, perché se in Italia gli intellettuali sono sempre meno autorevoli, se i libri non si leggono e se la tv domina le menti, allora vuol dire che è colpa del mercato, della precarietà, del dio denaro e non certo della nostra incapacità di sviluppare nuovi linguaggi, o di adeguare quelli preesistenti ad un mondo nuovo. Brutto e cattivo quanto si vuole, ma nuovo, e quindi bisognoso di risposte altre.

Volver esprime il nostro desiderio di “tornare” a guardare avanti, con la consapevolezza di essere cittadini di questo nuovo mondo, preoccupati, certo, per le contraddizioni che lo abitano, ma non schiavi della paura di affrontarle.

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