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Cari Guccini, Scalfari, Saviano, Camilleri, Augias: ma perché pubblicate con Mondadori?

In editoria on febbraio 5, 2012 at 14:16

Da sempre gli intellettuali italiani si lamentano per le concentrazioni editoriali che paralizzano il mercato dei libri in Italia. In effetti, per le nuove realtà è difficile emergere se i grandi gruppi del settore non si limitano a pubblicare libri, ma si occupano anche di distribuirli tramite i loro canali, di venderli nei circuiti di librerie da loro gestiti e di promuoverli nei giornali di loro proprietà.

Gli editori indipendenti, troppo spesso, si trovano a dover essere distribuiti e promossi da realtà strettamente collegate ai loro principali competitor, e questo aspetto mina le fondamenta del pluralismo culturale.

Tuttavia, non crediamo che un problema così radicato e complesso possa essere risolto applicando delle norme restrittive in termini di concorrenza, come vorrebbe qualcuno, perché questa soluzione otterrebbe il solo risultato di paralizzare il mercato, e a rimetterci sarebbero,  come al solito, i lettori.

Allora non c’è soluzione? Noi crediamo di sì, e vi spieghiamo come.

A nostro avviso, dovrebbe essere il mondo culturale italiano a trovare al suo interno risorse e idee che riescano a porre rimedio a questo inevitabile squilibrio.

Come? Sarebbe sufficiente che gli scrittori italiani di maggior peso, sensibilizzati su questo tema, scegliessero di pubblicare le loro opere soltanto con realtà di cui approvano le politiche economiche, o con quelle che non favoriscono le concentrazioni editoriali.

In questo modo, grazie al loro apporto, si rafforzerebbero i circuiti di distribuzione e di vendita alternativi, con il conseguente riequilibrio del settore.

Al contrario, se sono gli intellettuali stessi a scegliere di contribuire allo strapotere di alcuni gruppi editoriali, legando ad essi il proprio nome ed i propri successi letterari, perché prendersela con il mercato?

Cari Guccini, Scalfari, Saviano, Camilleri, Augias (e chi più ne ha, più ne metta) voi che siete da sempre sensibili alla causa del pluralismo culturale, perché non decidete, d’ora in poi, di pubblicare le vostre opere soltanto con marchi indipendenti? I vostri futuri best-seller farebbero di più di mille parole.